Definizione di Kosher
Kosher, kasher, cacher… tanti termini e un significato che non tutti conoscono. Traducendo letteralmente il termine, il significato di Kosher in ebreo è “adatto”, “idoneo” e, se riferito ai prodotti alimentari, indica che quel cibo può essere consumato da un ebreo osservante.
Un alimento è considerato Kosher quando è conforme alle leggi della Torah, che il popolo ebreo segue da oltre 3,000 anni.
Alcune regole sono molto dettagliate e specificano anche le modalità di macellazione degli animali, oltre che definire delle vere e proprie linee guida per dieta quotidiana dei fedeli: infatti consumare cibo kosher seguendo i dettami della Torah significa, per tutti gli ebrei osservanti, non solo alimentarsi per il proprio sostentamento, ma anche alimentare la propria spiritualità.
Le regole Kosher stabiliscono una serie di indicazioni che regolano la preparazione e il consumo di 3 diverse categorie di alimenti.
Gli animali puri, ovvero quelli che gli ebrei possono mangiare, devono avere lo zoccolo fesso, cioè spaccato in due parti e devono appartenere alla categoria dei ruminanti(ad esempio, mucche, vitelli, agnelli e capre). È vietato mangiare la carne di maiale, cavallo e coniglio. Tra i volatili sono invece ammessi polli, oche, anatre e tacchino.
Durante la macellazione, un Rabbino specializzato controllerà che tutte le regole della shechitah (la macellazione rituale) vengano osservate. Tra le più importanti le seguenti:
- l’animale non dovrà soffrire;
- se già deceduto di morte naturale o ucciso da altre mani, non verrà macellato;
- si esegue un processo di salatura per privare la carne del sangue dell’animale: dura circa 72 ore
Proprio grazie ai continui e severi controlli, anche di tipo sanitario, il cibo kosher viene spesso definito come più sicuro e di qualità rispetto alla macellazione convenzionale.
È ammesso il consumo di latte e derivati di tutti gli animali sacri, ma questi non devono mai essere consumati insieme alla carne, per un tempo minimo di 6 ore.
Questa regola si estende anche agli utensili: infatti nelle cucine in cui si osservano le regole Kosher si hanno solitamente 2 set: uno dedicato alla lavorazione della carne e l’altro agli alimenti a base di latte.
Gli alimenti che non rientrano nelle due precedenti categorie sono chiamati Parve: a questa famiglia appartengono la frutta, i cereali e i vegetali. Anche i pesci sono considerati cibo Parve, ma con l’eccezione dei crostacei, giudicati dalla Torah, animali impuri.
Un cibo Parve inoltre può diventare un piatto di “carne” o “latte” se cucinato insieme ai cibi appartenenti alle suddette categorie: ad esempio se vengono cucinati dei crostini di pane con del burro, automaticamente il crostino diventa un alimento a base di latte e che quindi dovrà sottostare alle regole di consumo di tutti i latticini.